Come sopravvivere alla muta

Cos’è e a cosa serve

La muta nei cani è un processo fisiologico dovuto alle fluttuazioni nella quantità di melatonina prodotta in risposta alle variazioni stagionali di luce solare e temperatura.

Il mantello dei nostri cani rallenta la dispersione del calore dal corpo, proteggendoli da temperature eccessive, sia fredde che calde. La muta serve infatti a regolare la temperatura corporea tramite il ricambio del pelo, in particolare in autunno si perde pelo per preparare la ricrescita di un mantello più folto in vista della stagione fredda.

Il fotoperiodo e la caduta del pelo

Ciò che scatena l’inizio della muta è il fotoperiodo, ovvero l’allungarsi – o accorciarsi – delle ore di luce rispetto alle ore di buio, durante il cambio di stagione. La muta infatti avviene, nelle razze che la compiono, in due momenti dell’anno:

-       primavera, con rinnovamento completo del pelo. Ovvero cade il manto invernale più pesanti e fa posto a quello estivo, più leggero e meno fitto

-       autunno, quando il pelo rado estivo viene sostituito da quello più folto a protezione del freddo invernale. La muta autunnale dà luogo alla formazione di pelo più lungo e soprattutto duro, con sviluppo di peli secondari, mentre in primavera, dopo la caduta dei peli alcuni follicoli vanno incontro a fase involutiva.

Il follicolo pilifero è caratterizzato da un’attività ciclica con una fase di crescita, detta anagena ed una fase di riposo, o telogena, separate da una fase intermedia, detta catagena.
La durata della fase anagena è una caratteristica ereditaria che determina la lunghezza finale del pelo, lunghezza variabile a seconda della razza, dell’individuo, o della regione corporea.

Il fotoperiodo interviene in modo importante, probabilmente a causa della stimolazione dell’epifisi, attraverso l’occhio, l’ipotalamo e la secrezione di melatonina. [1]

I primi peli a cadere sono quelli nella parte posteriore dell'animale, per poi progredire gradualmente verso la parte anteriore del corpo dell'animale.

pexels-yaroslav-shuraev-8498547jpg

Durata e intensità della muta

La muta del cane solitamente dura dalle 3 alle 7 settimane. Tempistiche, intensità e durata variano in base:

·       alla razza: i cani molto pelosi (come husky siberiano, chow chow, pastore tedesco o akita inu) perdono molto manto, e hanno un tempo di ricambio più lungo. Alcune razze sono caratterizzate da una muta quasi impercettibile, come per il barboncino, mentre altre hanno una muta più intensa, come i Pastori Tedeschi

·       allo stile di vita del cane e conseguente esposizione alla luce solare: un cane abituato a vivere all’aperto subirà una muta più breve e intensa rispetto a un animale che vive principalmente all’interno delle mura domestiche. Un cane abituato a vivere all'aperto avrà, infatti, una muta più breve e intensa rispetto a uno che trascorre molto tempo al chiuso, sotto la luce artificiale che riduce le ore di oscurità.

 L’alimentazione è un altro fattore importante che influenza la caduta del pelo del cane: il corretto apporto di proteine, biotina e acidi omega aiuta a mantenere sano il manto, e di conseguenza riduce i fastidi dati dalla muta. Un’alimentazione globalmente carente determina la produzione di peli fini che si rompono con facilità. [1]

La muta infatti, pur essendo fisiologica e necessaria al benessere del cane, può generare nodi, prurito e irritazioni e forfora. Anche per questo motivo, la rimozione costante del pelo morto è importante per consentire alla pelle del pet respirare e ossigenarsi, impedendo al manto di annodarsi. 

Bisogna, quindi, spazzolare con regolarità il proprio animale, così da eliminare il pelo in eccesso. In questo modo, si favorirà il processo e, allo stesso tempo, si potrà controllare la quantità di peli che perde per casa. Spazzola il tuo pet tutti i giorni e più volte al giorno, partendo dalla testa per arrivare sino alla coda e seguendo la direzione di crescita dei peli onde evitare di stressare i bulbi piliferi.

Se noti sulla cute disturbi dermatologici quali croste, irritazioni, prurito e arrossamenti non esitare a contattare il tuo Veterinario di fiducia.


Bibliografia

[1] Anatomia e fisiologia del follicolo pilifero nei carnivori domestici, Z. Alhaidari, C. Von Tscharner https://vetjournal.it/images/archive/pdf_riviste/2491.pdf